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Radici xilografiche di Nicolino Sirigu

 
Torre Sulis | dal 17 al 28 aprile 2019

Orari di apertura 10.00 – 13.00 | 17.00 – 20.00

Inaugurazione mercoledì 17 aprile ore 18.30

 

Nicolino Sirigu è un incisore xilografico originario di Orroli. Vive e lavora nel cuore verde e pulsante del Sarcidano, un territorio di rilevanza naturalistica e culturale che sin dalla giovinezza influenza la sua ricerca espressiva.

Dalle prime sperimentazioni pittoriche fino all’elaborazione grafica della maturità, è costante il riferimento alla natura e al mondo agro-pastorale, che dichiara il suo senso di appartenenza ai luoghi non solo fisici ma anche mentali, creati dalla memoria personale e collettiva. Il suo sentimento identitario prende forma lentamente, nel tempo. Si alimenta nostalgicamente negli anni trascorsi lontano dalla Sardegna e si rafforza, al suo rientro negli anni ’80, grazie a quel “distacco” che gli permette di vedere la sua terra con occhi diversi e di riconoscerne il valore non soltanto estetico.

Per vedere come Nicolino, bisogna entrare nei suoi paesaggi interiori e lasciarsi trasportare dalle immagini recuperate dal passato per scongiurarne l’oblio. Sono ricordi familiari che affiorano in una quotidianità fatta di semplicità e accettazione, scandita dai rintocchi delle campane del paese, dall’alba al tramonto, mentre i lavori della campagna e i cicli produttivi seguono il ritmo naturale delle stagioni.

Al centro della composizione, pastori e contadini, fabbri e panificatori sono proiezioni recenti di una storia che è rimasta immutata per secoli. La loro organizzazione riflette ancora il sistema socio-economico del “popolo sardo” delle origini, che ha abitato quegli stessi luoghi lasciando un’impronta profonda nel territorio. Tra nuraghi, domus de janas e pozzi sacri, anche Nicolino celebra il culto delle acque attraverso la rappresentazione di una natura rigogliosa immersa nei paesaggi basaltici e lacustri del Flumendosa e del Mulargia, con cascate e ruscelli in cui scorre una spiritualità animista, un’intonazione poetica che s’inserisce senza contrasti nel controluce prosaico del racconto verista.

Nella sintesi cromatica del bianco e nero, Nicolino Sirigu rende con efficacia il processo di trasformazione che, investendo l’uomo e l’ambiente, fa sbiadire assieme ai colori i valori di una vita genuina e autentica. Un cambiamento di portata storica che disperde anche i “saperi del fare” e con essi quella manualità alla base dell’arte antica, che l’incisore recupera attraverso la faticosa tecnica.

L’opera xilografica, infatti, è il risultato di un lungo lavoro d’intaglio, fatto di piccoli gesti che scavano e scalfiscono la superficie delle matrici lignee: Nicolino usa l’olivastro, un legno duro e nodoso in cui ritrova le proprie radici simboliche e da cui ottiene effetti inaspettati assecondando il corso naturale delle venature. Scelte tecniche, funzionali ed espressive, che lo avvicinano ai grandi Maestri sardi del ’900 e in particolare a Giovanni Dotzo, che per primo lo introduce all’arte xilografica.

Un’arte “tradizionale” come i valori descritti da Nicolino, nel cui segno si ritrovano il senso e i significati di un’intera esistenza.” – Flaminia Fanari